Nasce così il commerce agentico, e la competizione si sposta dal modello B2C tradizionale a una nuova logica: B2A — Business to Agent.
Per i brand, significa ripensare ogni touchpoint digitale per essere trovati, interpretati e selezionati da un’intelligenza al posto delle persone.
Google AI Mode è una nuova modalità di ricerca e acquisto alimentata dall’intelligenza artificiale generativa di Gemini e dal Shopping Graph, un’enorme base dati semantica che collega oltre 35 miliardi di prodotti, recensioni, immagini, prezzi e fonti web.
L’utente non digita più semplici keyword, ma formula richieste complesse in linguaggio naturale. L’AI restituisce risposte articolate, suggerimenti personalizzati e, in molti casi, la possibilità di concludere l’acquisto direttamente dalla SERP.
Google AI interpreta intento, contesto e preferenze individuali, offrendo risultati dinamici e pertinenti anche per query ibride o poco strutturate (es. “sneakers eleganti da ufficio, resistenti alla pioggia”).
Le risposte dell’AI non si limitano al prodotto cercato, ma suggeriscono anche alternative, combinazioni, accessori.
Esempio concreto:
La partnership tra Maison Valentino e Google ha permesso di mostrare outfit completi (abito + accessori) all’interno di un’unica risposta AI, con un +18% di add-to-cart rispetto alle schede tradizionali.
Con AI Mode, l’AI non si limita a consigliare: può monitorare, decidere e acquistare al posto dell’utente.
È in grado di:
Un esempio pratico:
Un utente può dire “Avvisami quando queste cuffie scendono sotto i 50 € e comprale per me”. L’AI esegue la richiesta, confronta i prezzi e completa l’ordine al momento opportuno.
Questa nuova dinamica — chiamata agentic commerce — introduce una disintermediazione silenziosa: non è più l’utente a esplorare i prodotti uno per uno, ma è l’AI a selezionare in base a parametri predefiniti (prezzo, affidabilità del venditore, tempo di consegna, recensioni, compatibilità, ecc...).
Con l’ascesa degli AI Agent, la competizione si sposta dalla relazione con il cliente umano a quella con l’intelligenza che lo rappresenta.
È il passaggio dal modello B2C (Business to Consumer) a una logica B2A (Business to Agent).
Non si compete più per attirare clic, ma per essere selezionati da un algoritmo in base a criteri oggettivi:
In questo nuovo scenario, l’intelligenza artificiale è il nuovo consumatore.
Chi saprà progettare ecosistemi digitali leggibili, affidabili e performanti sarà premiato nelle raccomandazioni AI-driven.
In un mondo B2A, ottimizzare per l’AI significa ripensare l’intera catena del valore digitale: dai dati prodotto, alla logistica, fino alla customer experience.
Ecco alcuni use case verticali che mostrano come cambiano le priorità nei diversi settori:
Fashion & apparel
Il Virtual Try-On può ridurre i resi del 15–20%, migliorando la fiducia e la conversione. I brand che integrano dati taglia/misura e immagini dinamiche aumentano le probabilità di essere scelti dall’AI.
Elettronica di consumo
Il checkout automatizzato è cruciale nelle flash sales: l’AI può anticipare l’acquisto e completarlo in tempo reale. Feed incompleti o aggiornamenti lenti portano all’esclusione.
GDO e largo consumo
L’AI favorisce prodotti con alta reperibilità locale e prezzi competitivi. Chi integra feed dinamici e inventory real-time (es. Local Inventory Ads) ha un vantaggio competitivo concreto.
Luxury & premium retail
Nei segmenti premium, l’AI valorizza esperienze editoriali, storytelling visivo e brand identity coerente. La selezione non avviene solo sul prezzo, ma sulla qualità percepita e sulla reputazione.
Tra le innovazioni che Google AI Mode valorizza maggiormente ci sono le esperienze visive immersive.
Grazie a tecnologie di realtà aumentata e computer vision, è possibile visualizzare come un prodotto appare sul corpo o nel contesto reale dell’utente.
Nel settore fashion, ad esempio, il Virtual Try-On consente di provare digitalmente capi d’abbigliamento o cosmetici, utilizzando una propria foto.
Questa funzione, già attiva negli Stati Uniti su Google Shopping, Search e Immagini, ha l’obiettivo di ridurre le incertezze d’acquisto e abbattere i tassi di reso.
Secondo dati interni di Google (2025), le inserzioni con asset Virtual Try-On registrano un +46% di click-through rate rispetto alle schede statiche.
Con l’introduzione di Google AI Mode, la visibilità nei risultati di ricerca non dipende più solo da keyword e link, o dalla SEO classica in generale, ma da quanto i dati del brand sono leggibili, strutturati e utili per l’AI.
Emergere significa essere scelti dall’intelligenza come risposta preferita.
Ecco le sei aree chiave su cui ogni ecommerce dovrebbe agire per adattarsi (e crescere):
1. Qualità e struttura dei dati di prodotto
L’AI lavora su basi semantiche: i feed devono essere completi, coerenti e leggibili:
Azioni consigliate:
2. Pricing competitivo e intelligente
L’AI di Google confronta prezzi, offerte e condizioni in tempo reale.
Per restare visibili e selezionabili serve:
3. Contenuti immersivi e visual-first
Le esperienze visive e interattive aumentano la conversione e migliorano la visibilità AI-driven.
Buone pratiche:
L’AI valorizza contenuti che aiutano l’utente a “immaginare” il prodotto in contesto reale.
4. Affidabilità e reputazione
L’AI considera la reputazione del merchant nella selezione dei risultati.
Azioni da intraprendere:
5. Checkout fluido e relazione post-vendita
L’AI privilegia le esperienze semplici, sicure e prive di attriti. Integrare Google Pay consente un checkout in un clic, riducendo le barriere all’acquisto e aumentando le probabilità di essere selezionati dall’AI.
Ma se l’acquisto si chiude dentro l’ecosistema Google, il rischio è quello della disintermediazione: il brand può perdere il controllo sulla relazione diretta con il cliente.
Per questo, è essenziale sviluppare una strategia parallela capace di riportare l’utente all’interno di un ecosistema proprietario: CRM, programmi loyalty, membership, community digitali.
L’acquisto può avvenire tramite Google, ma la relazione post-vendita deve restare in capo al brand.
Investire in automation, contenuti personalizzati e customer care data-driven permette di valorizzare ogni conversione anche dopo il primo clic, trasformando un acquirente casuale in un cliente fidelizzato.
6. Data Governance & Privacy by Design
Nell’era dello shopping AI, la qualità del dato diventa una leva competitiva.
Google AI Mode e gli agenti intelligenti non si limitano a raccogliere informazioni: selezionano, classificano e raccomandano solo ciò che sanno leggere, interpretare e “fidarsi” di proporre.
Ecco perché Data Governance e Privacy by Design non sono solo requisiti normativi, ma fattori chiave di visibilità.
In sintesi: la tua governance del dato è il tuo nuovo SEO.
▶ Data Governance: dati affidabili, aggiornati, leggibili
▶ Privacy by Design: visibilità sostenibile e conforme
Proteggere i dati degli utenti significa anche preservare i segnali comportamentali fondamentali per alimentare l’intelligenza di Google AI Mode.
Misure chiave:
I brand che governano il dato in modo efficace non solo rispettano il GDPR: ottengono più visibilità, più raccomandazioni, più performance nelle nuove logiche AI-driven.
Google AI Mode non è solo una novità tecnologica, ma un cambio di regole nel modo in cui si forma, si indirizza e si converte la domanda online.
L’utente resta centrale, ma non più in prima persona: il vero attore è l’intelligenza artificiale che lo rappresenta.
Nei prossimi mesi, si assisterà a un’accelerazione su tre fronti:
Chi resta ancorato a un modello B2C tradizionale rischia di diventare invisibile: per i consumatori, ma soprattutto per le intelligenze che li rappresentano.
Al contrario, i brand che sapranno attivare ecosistemi digitali leggibili, integrati e trasparenti avranno un vantaggio competitivo duraturo.
Non si tratta più solo di apparire nei risultati.
Si tratta di diventare la scelta predefinita di un’intelligenza artificiale.
RHEI ti affianca con un approccio consulenziale e tecnologico integrato, per valorizzare dati, contenuti e customer journey nelle nuove logiche di Google AI Mode.
Parliamone.