La SEO sta vivendo una delle sue trasformazioni più radicali. Non si tratta più solo di inserire parole chiave o ottenere link, ma di capire l’intento di chi cerca, creare contenuti strutturati in modo intelligente e capaci di interagire con le nuove forme di intelligenza artificiale.
Pubblicato il 21 luglio 2025
Oggi, ci sono oltre 8,4 miliardi di assistenti vocali attivi nel mondo — più della popolazione globale — e il 20,5% degli utenti Internet utilizza già la voice search (yaguara.co, demandsage.com). In parallelo, Google ha esteso le sue AI Overviews (cioè riassunti generati dall’intelligenza artificiale direttamente nella SERP) a oltre 200 Paesi e 40 lingue (blog.google).
In questo nuovo scenario, le strategie SEO devono essere ripensate in chiave voice-first (pensata per la ricerca vocale) e agent-driven (cioè orientata a interagire anche con software intelligenti, non solo persone).
Con l’arrivo di ChatGPT, Siri, Alexa e altri assistenti digitali integrati nei motori di ricerca, il modo in cui si effettuano ricerche sta diventando più naturale e conversazionale. Invece di digitare “migliori scarpe running uomo”, oggi si può semplicemente chiedere:
“Qual è la scarpa da running migliore per chi corre su asfalto e ha problemi di pronazione?”
Questi sistemi sono in grado di comprendere il contesto, distinguere tra diversi significati e fornire risposte già pronte.
Non solo: l’intelligenza artificiale ha reso possibile la ricerca semantica anche all’interno di applicativi come CRM, intranet, knowledge base o piattaforme di e-commerce. L’utente si aspetta lo stesso livello di reattività e comprensione, sia che stia navigando su Google, sia che stia cercando un’informazione specifica nel proprio gestionale aziendale.
Per essere selezionati – o anche solo compresi – i contenuti devono essere progettati per rispondere a domande complesse, utilizzando un linguaggio chiaro e una struttura leggibile anche dalle AI.
Alcuni accorgimenti utili per la ricerca vocale:
Con le AI Overviews, Google risponde direttamente all’utente nella pagina dei risultati. Questo significa meno clic, ma più visibilità indiretta per i brand.
Allo stesso tempo, stanno emergendo nuovi canali AI-driven come Bing Copilot, ChatGPT Plugins, Google Gemini e Perplexity.ai. È importante monitorare anche questi ambienti, ottimizzando la struttura dei contenuti e rendendoli compatibili con le specifiche tecniche (es. formati machine-readable, feed aggiornabili, API accessibili).
Cosa monitorare:
Per essere correttamente interpretati dalle AI, i contenuti devono essere strutturati in modo semantico. Questo significa usare dati strutturati (frammenti di codice, come JSON-LD, che spiegano cosa c’è sulla pagina).
È utile:
Secondo Schema App, i siti che adottano questi accorgimenti registrano CTR più alti nei risultati organici (schemaapp.com).
Le AI comprendono il motivo che sta dietro ad ogni ricerca, non solo le parole utilizzate. È quindi fondamentale creare contenuti pensati per:
In questo contesto, diventa strategico anche il prompt engineering, ovvero la capacità di costruire richieste (prompt) ben formulate per ottenere dalla AI contenuti realmente utili, focalizzati sull’intento e allineati agli standard E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness).
Oggi non si parla più solo con le persone, ma anche con agenti digitali (software intelligenti) che prendono decisioni, effettuano acquisti o selezionano fornitori.
Gartner definisce questo passaggio come B2A – Business-to-Agent, indicandolo tra i principali trend del 2025 (gartner.com).
Per prepararsi a questo scenario è utile:
Con la diffusione dei contenuti generati da intelligenza artificiale, cresce l’attenzione verso la trasparenza nella provenienza dei contenuti.
Google ha dichiarato che i contenuti generati da AI non vengono penalizzati, a patto che rispettino i criteri E-E-A-T.
Tuttavia, è raccomandabile:
L’intelligenza artificiale sta evolvendo verso modelli di risposta personalizzati per singolo utente (basati su cronologia, contesto, preferenze). Questo apre nuove sfide per la SEO:
Si apre l’esigenza di strumenti di analytics in grado di leggere il contesto multi-agente, e di contenuti flessibili, adattabili in real time.
Nestlé ha implementato markup semantico e Speakable sulle ricette, migliorando il traffico da ricerca vocale e le risposte automatiche.
Booking.com ha integrato dati strutturati e API sulle disponibilità degli hotel, permettendo agli assistenti digitali di offrire soluzioni personalizzate.
WebMD ha ottimizzato le proprie pagine con FAQ e risposte concise, ottenendo posizionamenti stabili nei featured snippet.
La SEO oggi è un dialogo a tre voci: contenuti, intenti e intelligenze artificiali.
Per ottenere visibilità non basta più essere ottimizzati per Google, ma è necessario risultare comprensibili dalle AI, rilevanti per l’utente e pronti a dialogare con gli agenti digitali.
Per affrontare questa trasformazione in modo efficace, è fondamentale il supporto di partner con una solida competenza consulenziale in ambito tecnologico e strategico. RHEI affianca le aziende nel ripensare la propria presenza digitale, integrando SEO, AI e dati strutturati in un percorso evolutivo su misura.
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