Google AI Mode: la nuova frontiera dello shopping online

Google AI Mode
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Con AI Mode, Google introduce una nuova esperienza d’acquisto digitale: conversazionale, personalizzata e automatizzata. Ma la vera svolta è il cambio di paradigma: non è più l’utente a guidare ogni scelta, ma un AI Agent che agisce da filtro, consulente e, in molti casi, da decisore d’acquisto.

Pubblicato il 19 settembre 2025

AI retail
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Nasce così il commerce agentico, e la competizione si sposta dal modello B2C tradizionale a una nuova logica: B2A — Business to Agent.
Per i brand, significa ripensare ogni touchpoint digitale per essere trovati, interpretati e selezionati da un’intelligenza al posto delle persone.

Cos’è Google AI Mode?

Google AI Mode è una nuova modalità di ricerca e acquisto alimentata dall’intelligenza artificiale generativa di Gemini e dal Shopping Graph, un’enorme base dati semantica che collega oltre 35 miliardi di prodotti, recensioni, immagini, prezzi e fonti web.

L’utente non digita più semplici keyword, ma formula richieste complesse in linguaggio naturale. L’AI restituisce risposte articolate, suggerimenti personalizzati e, in molti casi, la possibilità di concludere l’acquisto direttamente dalla SERP.

Ricerca conversazionale e personalizzata

Google AI interpreta intento, contesto e preferenze individuali, offrendo risultati dinamici e pertinenti anche per query ibride o poco strutturate (es. “sneakers eleganti da ufficio, resistenti alla pioggia”).

Le risposte dell’AI non si limitano al prodotto cercato, ma suggeriscono anche alternative, combinazioni, accessori.

Esempio concreto:
La partnership tra Maison Valentino e Google ha permesso di mostrare outfit completi (abito + accessori) all’interno di un’unica risposta AI, con un +18% di add-to-cart rispetto alle schede tradizionali.


Agentic checkout e automazione dell’acquisto

Con AI Mode, l’AI non si limita a consigliare: può monitorare, decidere e acquistare al posto dell’utente.

È in grado di:

  • Monitorare i prezzi nel tempo
  • Confrontare offerte tra diversi store
  • Valutare reputazione, disponibilità e tempi di consegna
  • Finalizzare l’acquisto tramite Google Pay, anche in modo completamente automatico

Un esempio pratico:
Un utente può dire “Avvisami quando queste cuffie scendono sotto i 50 € e comprale per me”. L’AI esegue la richiesta, confronta i prezzi e completa l’ordine al momento opportuno.

Questa nuova dinamica — chiamata agentic commerce — introduce una disintermediazione silenziosa: non è più l’utente a esplorare i prodotti uno per uno, ma è l’AI a selezionare in base a parametri predefiniti (prezzo, affidabilità del venditore, tempo di consegna, recensioni, compatibilità, ecc...).

Dal B2C al B2A: la nuova arena competitiva

Con l’ascesa degli AI Agent, la competizione si sposta dalla relazione con il cliente umano a quella con l’intelligenza che lo rappresenta.

È il passaggio dal modello B2C (Business to Consumer) a una logica B2A (Business to Agent).

Non si compete più per attirare clic, ma per essere selezionati da un algoritmo in base a criteri oggettivi:

  • Completezza e qualità dei feed prodotto
  • Prezzi trasparenti e coerenti
  • Tempi di consegna certi
  • Recensioni verificate
  • Checkout fluido (es. Google Pay)
  • Contenuti strutturati e semanticamente leggibili

In questo nuovo scenario, l’intelligenza artificiale è il nuovo consumatore.
Chi saprà progettare ecosistemi digitali leggibili, affidabili e performanti sarà premiato nelle raccomandazioni AI-driven.

Cosa cambia per i merchant?

In un mondo B2A, ottimizzare per l’AI significa ripensare l’intera catena del valore digitale: dai dati prodotto, alla logistica, fino alla customer experience.

Ecco alcuni use case verticali che mostrano come cambiano le priorità nei diversi settori:

Fashion & apparel
Il Virtual Try-On può ridurre i resi del 15–20%, migliorando la fiducia e la conversione. I brand che integrano dati taglia/misura e immagini dinamiche aumentano le probabilità di essere scelti dall’AI.

Elettronica di consumo
Il checkout automatizzato è cruciale nelle flash sales: l’AI può anticipare l’acquisto e completarlo in tempo reale. Feed incompleti o aggiornamenti lenti portano all’esclusione.

GDO e largo consumo
L’AI favorisce prodotti con alta reperibilità locale e prezzi competitivi. Chi integra feed dinamici e inventory real-time (es. Local Inventory Ads) ha un vantaggio competitivo concreto.

Luxury & premium retail
Nei segmenti premium, l’AI valorizza esperienze editoriali, storytelling visivo e brand identity coerente. La selezione non avviene solo sul prezzo, ma sulla qualità percepita e sulla reputazione.

Virtual try-on e nuove esperienze immersive

Tra le innovazioni che Google AI Mode valorizza maggiormente ci sono le esperienze visive immersive.
Grazie a tecnologie di realtà aumentata e computer vision, è possibile visualizzare come un prodotto appare sul corpo o nel contesto reale dell’utente.

Nel settore fashion, ad esempio, il Virtual Try-On consente di provare digitalmente capi d’abbigliamento o cosmetici, utilizzando una propria foto.
Questa funzione, già attiva negli Stati Uniti su Google Shopping, Search e Immagini, ha l’obiettivo di ridurre le incertezze d’acquisto e abbattere i tassi di reso.

Secondo dati interni di Google (2025), le inserzioni con asset Virtual Try-On registrano un +46% di click-through rate rispetto alle schede statiche.

Come restare competitivi nell’era dello shopping AI

Con l’introduzione di Google AI Mode, la visibilità nei risultati di ricerca non dipende più solo da keyword e link, o dalla SEO classica in generale, ma da quanto i dati del brand sono leggibili, strutturati e utili per l’AI.
Emergere significa essere scelti dall’intelligenza come risposta preferita.

Ecco le sei aree chiave su cui ogni ecommerce dovrebbe agire per adattarsi (e crescere):

1. Qualità e struttura dei dati di prodotto

L’AI lavora su basi semantiche: i feed devono essere completi, coerenti e leggibili:

Azioni consigliate:

  • Ottimizzare titoli e descrizioni per query conversazionali
  • Inserire immagini multiple, contestuali e di alta qualità
  • Mantenere coerenza tra PIM, Google Merchant Center e CMS
  • Utilizzare markup semantici come Schema.org/Product, JSON-LD, Google Rich Results Test

2. Pricing competitivo e intelligente

L’AI di Google confronta prezzi, offerte e condizioni in tempo reale.
Per restare visibili e selezionabili serve:

  • Monitorare i competitor (Prisync, Intelligence Node, Price2Spy)
  • Adottare regole di dynamic pricing basate su domanda, rotazione, fascia oraria
  • Esplicitare costi di spedizione, tempi di consegna e condizioni di reso
  • Usare Google Merchant Center Insights per confrontare le performance

3. Contenuti immersivi e visual-first

Le esperienze visive e interattive aumentano la conversione e migliorano la visibilità AI-driven.

Buone pratiche:

  • video 360°, configuratori 3D, AR.
  • Utilizzo di configuratori 3D interattivi (piattaforme come Threekit ), visualizzazione di modelli 3D online (come Sketchfab) e piattaforme come Adobe Aero (che offre esperienze in realtà aumentata).

L’AI valorizza contenuti che aiutano l’utente a “immaginare” il prodotto in contesto reale.

4. Affidabilità e reputazione

L’AI considera la reputazione del merchant nella selezione dei risultati.

Azioni da intraprendere:

  • Raccogliere recensioni tramite Trustpilot o Google Shopping
  • Curare l’intero customer journey per ottenere valutazioni positive
  • Monitorare le conversazioni  su piattaforme terze (forum, community, social)

5. Checkout fluido e relazione post-vendita

L’AI privilegia le esperienze semplici, sicure e prive di attriti. Integrare Google Pay consente un checkout in un clic, riducendo le barriere all’acquisto e aumentando le probabilità di essere selezionati dall’AI. 

Ma se l’acquisto si chiude dentro l’ecosistema Google, il rischio è quello della disintermediazione: il brand può perdere il controllo sulla relazione diretta con il cliente.

Per questo, è essenziale sviluppare una strategia parallela capace di riportare l’utente all’interno di un ecosistema proprietario: CRM, programmi loyalty, membership, community digitali.

L’acquisto può avvenire tramite Google, ma la relazione post-vendita deve restare in capo al brand.

Investire in automation, contenuti personalizzati e customer care data-driven permette di valorizzare ogni conversione anche dopo il primo clic, trasformando un acquirente casuale in un cliente fidelizzato.

6. Data Governance & Privacy by Design

Nell’era dello shopping AI, la qualità del dato diventa una leva competitiva.
Google AI Mode e gli agenti intelligenti non si limitano a raccogliere informazioni: selezionano, classificano e raccomandano solo ciò che sanno leggere, interpretare e “fidarsi” di proporre.

Ecco perché Data Governance e Privacy by Design non sono solo requisiti normativi, ma fattori chiave di visibilità.

In sintesi: la tua governance del dato è il tuo nuovo SEO.

▶ Data Governance: dati affidabili, aggiornati, leggibili

  • Centralizzare e strutturare le informazioni su prodotti, disponibilità, prezzi e contenuti attraverso soluzioni PIM API-first .
  • Mantenere coerenza e aggiornamento tra sistemi interni (CMS, ERP, CRM) e canali esterni (Google Merchant Center, marketplace, ecc.)
  • Tracciare l’origine dei dati (data lineage) per garantire affidabilità e verificabilità agli occhi dell’AI
  • Governare le responsabilità nella gestione dei dati, evitando errori che possono compromettere la leggibilità del brand per l’intelligenza artificiale

▶ Privacy by Design: visibilità sostenibile e conforme

Proteggere i dati degli utenti significa anche preservare i segnali comportamentali fondamentali per alimentare l’intelligenza di Google AI Mode.

Misure chiave:

  • Implementare Consent Mode v2, che permette di mantenere funzionalità di misurazione anche quando l’utente rifiuta i cookie
  • Utilizzare data clean room per analisi e insight condivisi con le piattaforme, in forma aggregata e conforme
  • Raccogliere solo i dati strettamente necessari, nel rispetto del principio di minimizzazione

I brand che governano il dato in modo efficace non solo rispettano il GDPR: ottengono più visibilità, più raccomandazioni, più performance nelle nuove logiche AI-driven.

Sfide e opportunità future

Google AI Mode non è solo una novità tecnologica, ma un cambio di regole nel modo in cui si forma, si indirizza e si converte la domanda online.

L’utente resta centrale, ma non più in prima persona: il vero attore è l’intelligenza artificiale che lo rappresenta.

Nei prossimi mesi, si assisterà a un’accelerazione su tre fronti:

  • Ricerca multimodale: l’interazione tra voce, testo, immagini e dati contestuali renderà ancora più fluido (e meno prevedibile) il comportamento d’acquisto.

  • Integrazione con l’inventory locale: Google AI favorirà retailer in grado di offrire disponibilità in tempo reale e logistica ottimizzata.

  • Marketplace esterni nel radar dell’AI: l’intelligenza confronterà prezzi e condizioni anche su piattaforme come Amazon, Zalando, Decathlon. Governare la coerenza tra canali sarà essenziale.

La posta in gioco

Chi resta ancorato a un modello B2C tradizionale rischia di diventare invisibile: per i consumatori, ma soprattutto per le intelligenze che li rappresentano.

Al contrario, i brand che sapranno attivare ecosistemi digitali leggibili, integrati e trasparenti avranno un vantaggio competitivo duraturo.

  • Dati strutturati = maggiore visibilità
  • Checkout integrato = più conversioni AI-driven
  • Governance del dato = ranking più alto nelle raccomandazioni
  • Contenuti immersivi = maggiore engagement conversazionale

Non si tratta più solo di apparire nei risultati.
Si tratta di diventare la scelta predefinita di un’intelligenza artificiale.

Vuoi capire come posizionare il tuo ecommerce nell’era dell’AI conversazionale?

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